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  • Caridine e Neocaridine

    CARIDINE E NEOCARIDINE

    "primo approccio"

    di Alex Giacomoni (Meinl)


    caridina sp. cantonensis taiwan bee,
    (blue king kong "extreme" )


    INTRODUZIONE
    Al giorno d'oggi non sono poche le specie di animali acquatici che il mercato dell' acquariofilia può offrirci, anzi! I pesci importati da tutto il mondo oramai ci permettono una scelta talmente ampia che nelle nostre vasche possiamo trovare piccoli spazi rappresentativi regioni di tutto il mondo, diciamo che insomma ce nè per tutti i gusti!
    Penso di essere d'accordo con tutti quando dico che ciò che tiene vivo il mercato è l'innovazione. Bene, è proprio questa ricerca dell' innovazione, spinta dal fiuto della grana, che purtroppo porta spesso a superare quelli che sono i limiti del buon senso e del rispetto per la vita, e per dare dimostrazione di come questo ragionamento si sia insinuato anche nel nostro hobby tiro in ballo esempi di ultraselezione come quelli dei pesci pinna a velo o peggio ancora dell' utilizzo di sostanze coloranti dedite a dare ai pesci un aspetto più alettante per i babbi che si fanno abbindolare da questi colori, un insulto a madre natura.

    Ma tra tutte le cose brutte ecco che dall'Asia (con furore) sbarca qualcosa di insolito, ma stranamente non si tratta di qualche pesce con lo strascico, e nemmeno di uno strano pinnuto a tre occhi........ nelle stocklist infatti si inizia a leggere di questi "shrimp", o meglio, gamberetti.
    Ormai sono passati anni dal giorno in cui questi gamberetti sono approdati nel mercato acquariofilo italiano, arrivo ampiamente preceduto dagli appassionati di altri stati, facendo un esempio europeo direi la Germania prima su tutte; e con il tempo questi piccoli animali hanno fatto impazzire molti appassionati dolciofili, diventando un vero e proprio mondo con filosofia quasi apparte che si affaccia nel piccolo dell'acquariofilia..dedicato appunto alle protagoniste della nostra storia,le caridine, che ora andrò a presentarvi!

    Le caridine(e neocaridine) sono degli invertebrati originari di un ampia fascia di paesi asiatici, che vanno dal Vietnam alla Cina, da Taiwan alla Korea; questi piccoli crostacei abitano le acque di fiumi e risaie, prediligendone le zone nascoste e trovando riparo tra la fitta vegetazione o nelle fessure che il fondo e le sponde offrono loro. Sono infatti animali privi di molte possibilità di difesa dai predatori, e per ciò la loro sopravvivenza si basa sul non dar nell'occhio.

    Prima di continuare con questa piccola descrizione vorrei precisare che sentirete parlare di caridine e anche di neocaridine,ma non spaventatevi, entrambe fanno parte della famiglia delle atyidae, ma appartengono a due generi diversi, "caridina" e "neocaridina" appunto. Sostanzialmente questi due nomi vengono spesso accostati quando si fanno riferimenti generali ai gamberetti di acqua dolce, e salvo casi precisi, anche io utilizzerò spesso questo nome per semplificare.

    DESCRIZIONE

    La tassonomia:
    Dominio- Eukaryota
    Regno- Animalia
    Sottoregno- Metazoa
    Phylum- Arthropoda
    Subphylum- Crustacea
    Classe- Malacostraca
    Ordine- Decapoda
    Infraordine- Caridea
    Famiglia- Atyidae
    Genere- Caridina/ Neocaridina


    caridina japonica

    Questi piccoli gamberetti, di dimensione variante tra i 2 e i 3.5 cm(fino ai 5 della japonica), possiedono una morfologia comune che va al di la delle varie specie, ed è una buona base da cui partire per capire e comprendere l' allevamento di questi simpatici animali. Le caridine sono invertebrati dotati di esoscheletro, ossia il carapace, una struttura formata principalmente da chitina e sali minerali, da cui ne derivano durezza e colore dello stesso. La struttura rigida dell' esoscheletro obbliga quindi questi animali ad un certo numero di mute nella loro vita, ossia cambiamenti di guscio dettati dall'accrescimento,si tratta di un momento molto particolare e importante perchè come potete immaginare rende molto più vulnerabili le nostre bestiole.

    Macroscopicamente parlando(si fa per dire) il corpo delle caridine si puo' dividere in 2 parti:

    Il cefalotorace: E' la parte comprensiva di testa e torace, contiene quindi i principali organi della caridina, ossia cervello, apparato digestivo,vescica natatoria, cuore e organi riproduttivi compresa la sacca ovarica nelle femmine. Si estende dal carapace al rostro(piccola struttura rigida destinata alla difesa), ed è qui che sono situate le varie appendici dedite ai diversi compiti: si tratta di 5 coppie di pereiopodi, delle quali 3 (le più arretrate) servono al movimento, le altre due invece terminano con delle piccole chele usate per nutrirsi.

    L'addome: in sostanza è un insieme di diversi segmenti addominali, dotati di pleopodi (2 appendici a segmento),strutture utilizzate nel nuoto e nel controllo delle uova nel caso delle femmine. La parte distale del corpo della caridina si conclude con il telson, ossia la coda del gamberetto, nella zona sottostante si trova l'ano.

    RIPRODUZIONE:
    La riproduzione dei nostri gamberetti dipende sostanzialmente dalla nostra capacità di fornire loro le migliori condizioni per quanto riguarda ambiente e parametri dell'acqua, questi animali infatti, se assecondati possono raggiungere ritmi di riproduzione straordinari, che al di la delle variazioni da specie a specie sono comunque da considerarsi di buon livello.
    Gli esemplari solitamente possono iniziare a riprodursi superati i tre mesi di vita, una volta raggiunta la maturità sessuale, le femmine rilasciano ormoni in grado di attirare gli individui maschi i quali durante questo periodo sono molto attivi, infatti è semplice accorgersi che è un buon periodo per le riproduzioni quando vediamo i maschi in frenesia. Dopo essere state fecondate, la femmina lascia cadere le uova sui pleopodi, il cui continuo movimento associato anche a quello della coda, permette un ottimale ossigenazione dei futuri nascituri assolutamente necessaria affinche non si sviluppino muffe.
    Dopo circa 30 giorni dall' inizio del ciclo riproduttivo se tutto è andato bene dalle uova nascono le larve di 1mm, aventi già somiglianze con una caridina adulta. Inizialmente queste larve sono molto deboli, ma dopo qualche giorno sono già in grado di cercare il nutrimento dalla microfauna presente nella vasca(buon motivo per avere vasche belle mature).

    L' ALLEVAMENTO

    Il successo che piano piano le caridine stanno risquotendo in campo acquariofilo è a mio parere attribuibile a più motivazioni: prime su tutte la curiosità che trasmettono, la possibilità di allevamento in piccoli litraggi e la facile riproduzione, il tutto condito da decine di colorazioni e specie diverse.
    per quanto concerne l' allevamento proverò a trattare gli argomenti principali contenenti le nozioni basilari per l' allestimento di un caridinaio.

    -LA VASCA
    partiamo dicendo che la vasca adatta per l' allestimento di un caridinaio può essere sia aperta che chiusa, e ciò dipende dalla scelta dell' allevatore: una vasca chiusa sarebbe adatta ad ospitare caridine come le japonica, le quali sarebbero in grado di saltare fuori da l'acquario se spaventate o sofferenti; una vasca aperta invece garantisce un miglior scambio gassoso, caratteristica importante quando si ha a che fare con caridine delicate come ad esempio CBS(crystal black shrimp) e CRS(crystal red shrimp) che necessitano di un acqua ben ossigenata. Per quanto riguarda le dimensioni della vasca, si puo' arrivare anche ad un litraggio minimo di 10l a patto che la popolazione venga mantenuta sotto controllo per evitare collassi della vasca. Le caridine si adattano bene anche a vasche basse e non hanno particolari bisogni riguardanti la forma dell' acquario, accettano i cubi quanto quelli a base rettangolare, basta che l' allestimento venga eseguito in modo consono. Un buon numero di esemplari per iniziare direi che si aggira dai 7 in su, in questo modo avremo un numero di individui di ogni sesso necessari per partire.

    -FILTRAGGIO
    Il filtraggio del nostro caridinaio puo' naturalmente essere affidato a diversi dispositivi. Primi fra tutti i nostri cari filtrini interni, che se accoppiati alla vasca con giusto litraggio fanno il loro sporcaccio lavoro senza farci imbestialire con la manutenzione o eventuali problemi in caso di rotture.
    Poi ci sono i filtri esterni, sempre da acquistare in base al litraggio, sicuramente questa è la soluzione che offre i migliori risultati in termini di funzionalità, qualità del filtraggio ed estetica(si avrebbe più spazio in vasca). Ultimi ma da non sottovalutare sono i filtri a spugna, azionati da areatore, i quali svolgono un bel lavoro in caso di piccoli litraggi, purtroppo però non daranno mai le stesse prestazioni di un filtro biologico avviato a pompa.
    Una cosa importante: come descritte sopra le larve di caridina sono di dimensioni molto ridotte(1mm), e quindi sono facilmente aspirabili dal filtro, perciò esistono varie soluzioni adottabili, queste vanno da particolari mascherine da montare davanti i filtri interni, ai rimedi casalinghi quali retine etc..

    -TEMPERATURA
    La temperatura è un parametro di estrema importanza nell'allevamento delle caridine e neocaridine. Queste infatti sono molto soggette alle variazioni di temperatura, per qui attenzione durante i cambi. Fondamentalmente le temperature di allevamento delle caridine va da un range di 18°C(si scende fino anche a più in basso ma è sconsigliabile) a circa 24/25°C per le cantonensis o a 28 per altre specie; se si inizia a superare questa temperatura si può preparare un bel risotto perciò meglio prepararsi con delle ventoline o altri sistemi di refrigerazione per l'estate (attenzione, fanno eccellenza le caridine del suwalesi, che necessitano di temperature intorno i 28/29°C). In sostanza un piccolo riscaldatore è sufficiente, e se la stanza lo permette si puo evitare.

    -ACQUA
    L' acqua i nostri caridinai può essere più o meno preparata in modo da ospitare al meglio la specie di caridina che vorremmo allevare, ma in generale ci sono alcuni valori e regole da rispettare. Inanzi tutto ricordiamoci che questi piccoli crostacei sono più delicati di un pesce: qui non avremo sintomi, tempo per pensare alla cura o per fare diagnosi, quando sbagli....sei fregato(quindi occhio). Tanto per cominciare le caridine soffrono molto gli inquinanti, quindi regole principali per la gestione sono : acqua pulita, assolutamente priva di metalli pesanti(ferro e rame in particolare) o altri inquinanti aggressivi come il cloro; si può usare l'acqua di rubinetto, a patto che questa venga lasciata riposare per almeno un giorno in una bacinella o in altro contenitore, buona cosa è assicurarsi che l'acqua di rete abbia valori non troppo alti.

    -VALORI
    parlando di valori c'è poco da dire, se non che i range considerati ottimali dagli allevatori per l'allevamento di diverse specie di caridine e neocaridine sono i seguenti: pH: 6-7,5KH: tra 4/12 GH:<15
    Questi sono valori indicativi, il cui range ottimale però può subire variazioni di specie in specie. Le neocaridine davidi ad esempio sopportano valori più sbilanciati che van dal leggermente basico al moderatamente acido, e si adattano meglio di altre alle caratteristiche dell' acqua non proprio perfette; se prendiamo invece in causa le caridine cantonensis come le sopracitate CBS o CRS c'è addirittura la necessità di inserire nelle nostre vasche un fondo allofano, ossia un fondo attivo in grado si abbassare le durezze della nostra acqua, permettendoci di avere valori sempre ottimali tramite cambi effettuati con acqua di osmosi più sali a parte dato che questi gamberetti necessitano di acqua leggermente acida. Altro esempio di variabilità sono le tiger, che pur essendo caridine cantonensis prediligono valori leggermente basici, permettendo all' allevatore di evitare un fondo attivo.

    -FONDO
    almeno che non si allevino caridine che richiedano allofani, i fondi per i nostri caridinai possono benissimo essere i normali ghiaini inerti, con la preferenza a quelli di granulometria non troppo spessa. Nel caso di acquario con piante esigenti si può utilizzare in maniera contenuta del fondo fertile, avendo però l'accortezza di farlo solo se si inseriranno caridine con resistenza maggiore agli inquinanti come le red cherry, le yellow etc..(io preferisco evitarlo a priori). Consiglio un fondo scuro in quanto vivacizza i colori di gamberi ed allestimento. Puntualizzo dunque anche sui fertilizzanti, da evitare se si può, al massimo compatibili con le specie più robuste prese come esempio qualche riga fa. Somministrare fertilizzanti con la maggior parte delle caridine equivale ad una strage.
    Le piante utilizzabili nell'allestimento di un caridinaio non sono prefissate, la cosa importante però è che queste non siano esigenti, perchè ciò comporterebbe una gestione della vasca più spinta per quanto riguarda luce(moderata è sempre meglio) e prodotti, ma finirei con il ripetermi continuando. Ottimi sono i muschi e le galleggianti, altrettanto valide sono le piante epifite perchè necessitano di poca luce e cure. CO2 utilizzabile con molta moderazione.
    per quanto riguarda la convivenza con pesci, bhè, io sono un sostenitore del monospecifico per caridine, sarebbe possibile abbinarci qualche pinnuto, ma non ci si potrebbe mai godere il comportamento gregario dei gamberetti dato che starebbero spesso nascosti.

    -CIBO
    in sostanza i nostri gamberetti sono degli spazzini, in natura principalmente si nutrono di alghe, ma è risaputo come in cattività le caridine mangino tutto ciò che passa loro davanti compresi i cadaveri..... anche conspecifici morti. Nel caso volessimo alimentare i nostri gamberetti si possono utilizzare i classici mangimi secchi per pesci(o speciali per caridine), alternando questi a verdure sbollentate come carote, zucchine etc. Possiamo inoltre trovare molti integratori in commercio, finalizzati a supportare crescita e colori dei bestioni.


    bibliografia:
    -schede varie
    -shrimpskeeper.com
    -petshrimp.com
    -juornal of crustacean biology