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  • Guida alla scelta del MICROSCOPIO 2° Parte

    Si, lo so, qualcuno dopo il mio post precedente si sarà gia chiesto cosa caspita c’entri parlare di microscopi in questo forum.
    Eh beh c’entra… sia perché gli appassionati di natura (e gli acquariofili lo sono) sono dei gran curiosi e i curiosi prima o poi sognano un microscopio, sia perché un microscopio (o uno stereoscopio) assieme a un atlante zoologico può essere un utile strumento di diagnosi (quasi tutte le domande tipo “cos’è questo?” sono risolvibili dall’accoppiata stereo+atlante o micro+atlante)

    Nello specifico poi è capitato varie volte che mi venisse chiesto consiglio per l’acquisto del primo microscopio, e 9 volte su 10 la persona aveva gia adocchiato strumenti assolutamente inadatti alle proprie esigenze, troppo basilari o troppo avanzati.
    Allora mi son detta che avrei anche potuto scrivere qualcosa a riguardo, per aiutare i neofiti a districarsi in questo mondo.
    D’altra parte maneggio microscopi da che ero bambina, partendo dal giocattolo e arrivando al professionale figo, faccio parte di un bel gruppo di microscopisti e queste stesse cose le spiego ogni anno in fiera… mettiamole anche per scritto no? :)

    Anche per questo post valgono le premesse di quello precedente:
    - mi interessa far capire le basi, i tecnici mi perdoneranno le semplificazioni
    - i microscopi che citerò sono i miei personali, non ho interesse a pubblicizzare le marche ma mi pare ovvio che parli riferendomi a strumenti che conosco
    - cercherò di parlare facile ma qui un po’ di ottica ve la dovere sorbire :p

    Bene, e allora… cominciamo!

    Stereo o Micro?


    Primissima cosa che dovete decidere è se vi serve un micro o uno stereo. E questo lo potete sapere solo voi pensando a cosa mirate a osservare.
    Vi interessa la disposizione dei peli sulla zampa della mosca blu maldiviana? Il numero di quadretti sul lato destro della cuticola del sipunculide? Il numero di dentelli della mandibola del gambero allegro di fiume?
    O ancora, volete osservare cristalli minerali? Dettagli di fiori? Come procede lo sviluppo embrionale in uova di pesce? Vi interessa distinguere un platelminta da un nudibranco?

    Allora quel che vi serve è uno Stereo.

    Di contro vi interessa osservare organismi unicellulari? O pluricellulari ma molto piccoli? O vi interessa osservare strutture cellulari o organizzazioni tissutali? Vi interessa distinguere una diatomea da un dinoflagellato?
    Allora quel che vi serve è un Micro.

    La verità è che il massimo sarebbe averli entrambi, ma dovendo scegliere prendere quello che potreste usare di più, per completare il parco macchine c’è sempre tempo.
    In questa scelta considerate anche le finanze. Mediamente uno Stereo costa meno di un Micro.
    L’unica caratteristica che riguarda specificatamente gli stereo è il modo in cui ingrandiscono. Gli ingrandimenti degli stereo meritano un discorso a se.

    Gli stereo si dividono in due categorie: quelli normali e gli “stereo-zoom”.
    Uno stereo normale può avere, ad esempio, un ingrandimento di 10x, 20x, 40x, 60x. Sono ingrandimenti singoli, discreti, si passa da uno all’altro e non ci sono vie di mezzo. Guardi a 10x, giri la manopola, guardi a 20x etc
    Lo stereo-zoom invece ha ingrandimenti “da 10 a 60x” e la figata è che girando la manopola dell’ingrandimento, questo cambia in una scala continua da 10 a 60. Vedete proprio il vostro oggetto che si ingrandisce sotto i vostri occhi all’aumentare dell’ingrandimento. In modo diretto, senza scalini, senza momenti di “buio”… per rendervi l’idea, proprio come lo zoom della macchina fotografica.
    Uno stereo più ingrandimenti ha e più costa, e a parità di ingrandimenti gli zoom costano di più.
    Sugli stereo non spendo troppe parole perché non ci sono troppi tecnicismi da toccare, la loro qualità è legata soprattutto alla qualità delle lenti. Per il micro invece il discorso è molto più complesso.

    Passiamo allora a parlare del Micro, e qui c’è da dire parecchio tanto assai, mettetevi comodi.

    La prima cosa che la gente chiede quando vede un microscopio, che sia li per divulgazione o per essere venduto, è: “ma quanto ingrandisce?”
    E questa è la classica domanda da neofita, perché chi neofita non è sa benissimo che l’ingrandimento è nulla senza controllo! Sul serio. L’ingrandimento massimo è forse la cosa meno importante in un microscopio.

    C’è invece un’altra cosa molto più importante. Una cosa che si chiama Risoluzione, ed è quella che frega! (e per la quale vi tocca sorbirvi un accenno d’ottica)
    Il “potere di risoluzione” è la capacità di distinguere come separati e distinti due punti molto vicini tra di loro. La fregatura è che la risoluzione non dipende dall’ingrandimento ma, tenetevi forte, dalla lunghezza d’onda della luce usata.
    Più la lunghezza d’onda è piccola, più aumenta il potere di risoluzione.
    E’ per questo che i micro tendono a montare luci fredde e porta-filtri con filtri blu. Perché queste sono lunghezze d’onda più piccole che permettono di aumentare la risoluzione.
    Poiché il microscopio opera con luce visibile, che è inclusa in lunghezze d’onda precise, ne consegue che c’è un limite di risoluzione oltre il quale non si può proprio andare. Le leggi della fisica lo impediscono.
    Questo limite teorico è di 0.2 micron (1micron = un millesimo di millimetro).
    Due punti più vicini di 0.2micron al microscopio ottico sembreranno fondersi tra loro e daranno un’immagine tipo di nocciolina. Potremo ingrandire quella nocciolina di 1000 volte ma sempre una nocciolina avremo, i due punti non si separeranno.
    Quello che è importante in un microscopio, allora, non è che possa arrivare a ingrandire 1000 volte, ma che abbia gli accorgimenti tecnici e costruttivi che permettano di rincorrere quel limite fisico degli 0.2micron, e di arrivarci più vicino possibile.

    Accanto a questi accorgimenti tecnici in funzione dell’ottica ci sono gli accorgimenti in funzione della comodità d’uso. Entrambi questi tipi di accorgimenti “fanno il microscopio” e son quelle cose che bisogna guardare e valutare quando si sceglie lo strumento.

    Andiamo a vederli uno per uno. Riporto qui l’immagine dei miei micro che faranno da riferimento e dell’anatomia del micro. (i numeri dei micro li userò come riferimento nel testo)





    Testa:

    La testa del microscopio, la parte superiore, è quella che monta gli attacchi per gli oculari e magari anche per altro.

    Ci sono teste monoculari (1), che portano solo un oculare, binoculari (2 e 3), che portano due oculari, e trinoculari, che portano due oculari e un attacco per la telecamera o macchina fotografica.
    La monoculare è la base-base, non ha sistemi di ottiche interne, facile, senza pretese… robetta. Costa poco ma è scomoda, provate a passare più di 15 minuti su un monoculare e avrete l’occhio pallato che urla vendetta. Può andare bene se pensate di guardare qualcosa una volta ogni tanto per pochi minuti, o se vi serve uno strumento leggero da battaglia da portare in giro per osservazioni veloci. Qualsiasi altra situazione non la merita.

    La testa binoculare è un classicone. Pesa di più perché al suo interno ci sono prismi o specchi che prendono l’immagine che arriva dall’obiettivo e la dividono tra gli oculari. Questo diminuisce un po’ la luminosità dell’immagine ma non è un problema perché le luci che vengono montate, spesso con regolatore di intensità, sono più che sufficienti. Per contro osservare con entrambi gli occhi è di una comodità assoluta. Potete passare ore al microscopio e non affaticare la vista (o quasi, un po’ di abitudine ci vuole sempre). Le teste bino costano di più ma secondo me non c’è da pensarci due volte.

    Le teste trino sono invece più costose e secondo me giustificate solo per usi più assidui e specialistici, per chi pensa di fare riprese seriamente e di frequente. Per un video o una foto ogni tanti si può tranquillamente usare una bino inserendo la telecamera di volta in volta al posto dell’oculare. Dell’attacco dedicato se ne può fare a meno.
    Badate che la testa, di qualsiasi tipo sia, sia con gli oculari inclinati e che sia libera di ruotare di 360°. Considerate anche se la testa si può cambiare. Così potete prendere un bino e in futuro semmai passare a un trino. Non conviene invece prendere un mono, a mio avviso, se non nei casi detti sopra, che sono poi i casi per cui nel mio parco macchine c’è il mono.

    Oculari:

    Gli oculari vengono montati sulla testa e di questi dobbiamo guardare 3 cose, specie per i bino:
    - l’innesto sulla testa: questo innesto comprende un sistema che permette di regolare la distanza degli oculari tra di loro, detta distanza interpupillare. Ogni persona ha una diversa distanza tra le pupille e questa distanza deve essere riportata nella distanza degli oculari. Così ogni occhio guarda dritto nel suo oculare. La distanza può esser regolata con un sistema a slitta o a vite o in altri modi. Guardate che il modo sia comodo.

    - l’ingrandimento: di norma gli oculari standard sono 10x ma ne esistono da meno e più. Badate di avere il 10x. Gli altri alla fine sono optional.
    - la regolazione diottrica: questa è una cosa fondamentale per chi non ha la vista d’aquila. Gli oculari buoni hanno una ghiera che permette di attuare una correzione delle diottrie. Nel microscopio si guarda senza occhiali e per chi ha problemi di vista è importante poter regolare la messa a fuoco dei due occhi.

    Revolver:

    Può essere a 3, 4 o 5 posti. Nei micro di fascia bassa sono di solito 3, i più comuni sono a 4 posti e sono secondo me la soluzione migliore. Si potranno così montare gli obiettivi classici (4x 10x 40x 60x o 100x)

    Obiettivi:

    E qui si arriva alla nota molto dolente. Il mondo degli obiettivi è vastissimo, pieno di tipologie, specializzazioni, ingrandimenti, etc.
    Cerco di spiegare semplicemente, cadrò inevitabilmente in semplificazioni ed omissioni, portate pazienza.

    Prima cosa: ogni obiettivo è definito da due numeri che sono sempre incisi sul bussolotto. Ad esempio 60x/0.85. Il primo numero indica l’ingrandimento, in questo caso 60x. Il secondo numero indica l’Apertura Numerica (AN), uno di quei parametri che ci aiutano a raggiungere il limite di risoluzione e che ci indica anche la qualità delle lenti. Non voglio spiegarvi matematicamente cosa sia l’AN, a questo livello credo basti sapere che più è alta l’AN migliore è la lente e più risoluzione possiamo raggiungere.

    L’AN ci dice anche se l’obiettivo fa parte della famiglia “obiettivi a secco” o “obiettivi a immersione” poichè l’AN dipende anche da cosa c’è tra lente e vetrino col campione. Se AN<1 abbiamo un obiettivo “a secco” che si usa così come è. Se AN>1 l’obiettivo è “a immersione” e per essere usato si deve mettere sul vetrino una goccia di apposito olio nel quale va letteralmente immersa, pucciata, la lente.
    Un obiettivo può avere un certo ingrandimento, avere una certa AN, essere a secco o a immersione, e poi ci sono le varie tipologie di obiettivi, da scrausi a molto fighi, che si distinguono per il livello di correzioni ottiche che hanno.
    Perché la luce, dovete sapere, fa sempre un po’ quel che le pare, e quando passa tra varie lenti può dare origine a distorsioni, aberrazioni, falsi colori, aloni, riflessi, sfocature etc. Gli obiettivi base non sono corretti, quelli fighi sono corretti per tutto e ti fanno pure il caffè. Sono identificati da sigle, in ordine di figaggine crescente:
    acromatici < semiplanari < plan-acromatici < plan-apocromatici
    E ovviamente cambia il prezzo. Ad esempio un 100x ad immersione acromatico costa circa 50€, lo stesso planapo costa 750€
    I microscopi di fascia bassa montano acromatici (1), quelli di fascia media arrivano ai planari (2). I planapo o altri obiettivi particolari sono riservati a microscopi di fascia alta (3).

    Tavolino:

    Il tavolino è di norma rettangolare. Mi sento di dire di lasciar stare i tavolini tondi e rotanti.
    Il tavolino deve essere munito di levette per tenere il vetrino e di manopole per il movimento del vetrino. Queste manopole possono essere separate, una accanto all’altra e poste sopra o accanto al tavolino (1 e 2), oppure possono essere montate su un singolo asse e pendere sotto il tavolino (3). In questo caso sono dette “coassiali” perché girano sul medesimo asse.
    Le manopole coassiali sono più comode e ovviamente più costose, ma non indispensabili. Van bene anche separate, basta farci l’abitudine.

    Messa a fuoco:

    Ne parlo qui perché le manopole della messa a fuoco influiscono sull’altezza del tavolino.
    I microscopi base base hanno solo la messa a fuoco macrometrica (1), quelli un po’ migliori hanno anche la micrometrica. Anche qui le due manopole possono essere distinte (2) oppure coassiali (3). Anche qui coassiale è più comodo ma alla fine è solo questione di abitudine.

    Gruppo condensatore – diaframma – portafiltri:

    Tratto queste tre cose insieme perché sono tutte parte di un singolo gruppo e ci sono praticamente sempre tutti e tre, se non ci sono tutti e tre siete davanti ad un giocattolino davvero.
    Il portafiltri credo sia la cosa che può essere più varia. Può consistere in una rotella coi filtri gia montati e non rimovibili ma intercambiabili (1), può essere un semplice anello in cui inserire dischi di vetro (2) o avere un sistema a slitta per l’inserimento dei filtri (3).

    I filtri servono? Eh si, eccome. I filtri servono a modificare la lunghezza d’onda della luce prima che arrivi al campione. Vi ricordate che la risoluzione dipende dalla lunghezza d’onda e che la luce fredda o blu è meglio? Ecco se voglio cercare di aumentare la risoluzione posso provare a inserire un filtro blu nel portafiltri.
    Oppure utilizzando dischetti o anelli neri nel portafiltri posso deviare la luce e ottenere un campo scuro, cioè un’immagine dell’oggetto luminoso su sfondo nero. O anche un’illuminazione obliqua che fa sembrare l’immagine dell’oggetto in 3D.

    Sul diaframma non ho molto da dire, una nota invece la merita il condensatore. Essendo esso stesso una lente, come l’obiettivo, ha anche lui una sua AN e può essere anche lui a secco o a immersione. Ma non preoccupatevi di questo, condensatori a immersione sono dedicati agli specialisti, i microscopi “normali” montano condensatori a secco.

    Quello che invece può essere importante osservare è che il condensatore possa essere regolato in altezza e in posizione. Se si troverete delle apposite manopoline. I microscopi di fascia bassa (1) non hanno queste regolazioni, quelli di fascia media (2) hanno spesso un sistema di regolazione accrocchiato. Belle manopole e viti di regolazione si trovano su strumenti belli (3).
    La possibilità di regolare il condensatore è uno di quei tecnicismi che aiutano a raggiungere il massimo potere di risoluzione e permette di ottenere immagini ben a fuoco e ben contrastate e luminose.

    Luce e diaframma di campo:

    La fonte luminosa, come ho gia detto, può essere alogena o led, meglio se fredda.
    Il diaframma di campo c’è negli strumenti a partire da una fascia medio-alta e serve per effettuare una particolare regolazione della luce che si chiama “illuminazione di Kohler”. Poter fare una illuminazione di Kohler, cioè avere il diaframma che serve per fare questa regolazione, permette di ottimizzare la luce che si dirige verso il condensatore e quindi aiuta ancora di più a raggiungere la risoluzione ideale.

    Ora, con questi dati dovreste essere in grado di valutare da voi un microscopio e capire se è troppo o troppo poco per voi e quel che ci dovete fare. Ricordate infatti che non esiste, a mio avviso, lo strumento migliore in assoluto ma lo strumento migliore per voi. Comprare la ferrari dei microscopi per guardare un campione di alga ogni 3 mesi non ha senso, son soldi buttati, così come son soldi buttati prendere un microscopio entry-level quando si sa che per un motivo o per l’altro lo si userà. Presto si sentirà necessità di altro.

    Non andate a risparmio se il microscopio vi attira, ricordate che è uno strumento che vi durerà una vita. Non spendete tantissimo se non sapete se la passione durerà o passerà.
    Siate onesti soprattutto con voi stessi e non ve ne pentirete.

    Voglio farvi esempi pratici. Guardate i tre microscopi della foto.

    Il primo è un Bresser, altrimenti noto come “il microscopio della LIDL”. Monoculare, zero fronzoli, ottiche base ma sorprendentemente decenti. Costa circa 100€ e viene con valigetta, qualche strumento e tele camerina usb. E’ un modello base base. Poco più su del giocattolo ma funziona. Per quel che costa funziona fin troppo bene.
    Per chi è adatto? Per chi vuole un mulo da battaglia da portare in giro o per chi vuole fare un regalo al figlio che mostra un po’ di interesse ma non si sa quanto. E’ uno strumento che se viene maltrattato dagli amici del figlio, se viene snobbato dopo 3 mesi, o se cade durante una gita, non si piange troppo.
    Al contempo è uno strumento che da delle immagini discrete, che non fa disamorare il bambino perché non ci vede niente (come accade invece coi giocattoli plasticoni) e che sul campo si difende bene.

    Il secondo è un Konus campus, binoculare, semiprofessionale. Non ha manopole coassiali ma ha sia macro che micrometrica, le regolazioni del condensatore sono un po’ all’avventura e non c’è diaframma sulla luce.
    All’epoca (e parlo del ’96) fu pagato circa 1.500.000 lire, ora si trova per 500-600€
    E’ stato il microscopio che i miei mi regalarono la bellezza di 18 anni fa e che tutt’ora ho in uso. (quando dico che durano una vita mica scherzo). Fu un investimento ma azzeccato e ben ammortizzato.
    Per chi è adatto un micro così? Per chi il micro lo vuole da un sacco, per chi sa che anche se lo mette nel mobile per 5 mesi, prima o poi lo ritira fuori sempre, per chi è molto curioso, per chi ora è giovane ma magari in futuro lo userà anche per lavoro, o per sfizio ma sfizio serio. E’ il microscopio da regalare al ragazzo che vuole studiare biologia, o veterinaria, o medicina. Da grande magari cercherà di meglio, ma uno strumento così assicura anni di buone osservazioni. Costa ma è un buon investimento.
    Inoltre microscopi così sono aggiornabili, avendo corpi e attacchi standard. Voglio la testa trino? La sostituisco! Voglio gli obiettivi fighi? Li cambio!

    Il terzo microscopio è un leitz biomed. E’ gia un professionale, ha tutte le cose giuste al posto giusto, è una macchina costosa (il mio è un modello vecchio, e mi è arrivato in regalo di seconda mano - i microscopisti sono generosi, un po’ come gli acquariofili-) e non lo consiglierei mai come primo microscopio.
    E’ il microscopio per chi della microscopia ha fatto una passione vera, per chi cerca le performance, per chi magari ci lavora.

    Alla fine di questo spiegone epocale il succo quale è?
    Beh che dovete chiedervi “quanto e come userò lo stumento?” e in base a questo dovete prendere la macchina giusta. Quale sia la più giusta per voi non posso dirvelo, vi ho presentato però tre tipologie e vi ho spiegato i pezzi importanti da guardare. Penso che con questo possiate avere i mezzi per valutare uno strumento e decidere se fa per voi.
    I soldi sono importanti, la passione pure, e nel caso dei micro penso che l’importante non sia risparmiare ma spendere saggiamente :)

    E ora tutti a cercare il vostro microscopio del cuore! :)