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Ale87tv
10-08-2014, 18:23
Sinanodonta woodiana (Lea, 1834)

Classe Bivalvia
Ordine Unionoida
Famiglia Unionidae
Nome comune Vongola gigante, Vongola d’acqua dolce, Chinese pond mussels

Sinonimi
Anodonta calipygos (Kobelt, 1879)
Anodonta japonica (Von Martens in Clessin, 1874)
Anodonta lauta (Von Martens, 1877)
Anodonta woodiana Lea, 1834

Stato della specie:
Rischio minimo


Descrizione e riconoscimento.
Si tratta di un mollusco mollusco bivalve d’acqua dolce di dimensioni sostenute, raggiungendo e talvolta superando i 30 cm di lunghezza. Le due valve sono di forma variabile da tondeggiante ad ovale più o meno allungata, la porzione anteriore è sempre più corta di quella posteriore (contenente i sifoni).
La parte superiore è caratterizzata dagli umboni, poco sporgenti, che corrispondono alle zone più vecchie della conchiglia, rivolti in avanti e solcati da linee sottili e parallele in superficie.
Le due valve sono collegate tra loro tramite il legamento elastico una struttura di matrice organica, sporgente e voluminoso situato posteriormente e anteriormente all’umbone che determina passivamente l’apertura della conchiglia.
La cerniera non presenta le apofisi cardinali ed è lunga quasi quanto il legamento e di dimensioni ridotte.
Le due valve sono speculari, la superficie esterna è caratterizzata da evidenti strie di accrescimento e ricoperta dal periostarco, un sottile strato di sostanza organica di colore verde scuro
La superficie interna alle valve è ricoperta da uno strato di madreperla bianco-azzurato, sul quale sono evidenti le impronte dei due muscoli adduttori antagonisti del legamento, responsabili della chiusura della conchiglia.
La linea palleale è l’impronta corrispondente al punto del contatto tra i lobi del mantello e la conchiglia. L’animale esce all’esterno della conchiglia solo ventralmente con il piede, grosso e carnoso di colore giallo – arancio, e nella parte posteriore con i due sifoni di colore beige.
Per un approfondimento su questa specie si consiglia: Cianfanelli et al., 2007.

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fonte: museo di storia naturale di Venezia

Distribuzione generale e italiana.
A. woodiana è originaria dall’Asia orientale, dal bacino del fiume Amur, Cina, Russia, Thailandia, Malesia, Taiwan, ma è ormai presente in quasi tutta Europa (Romania, Ungaria, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Ucraina, Serbia) e negli USA.
Le prime presenze in Italia risalgono al 1996, ma in soli 10 anni la sua diffusione ha interessato gran parte del Centro Nord (Cianfanelli, Lori & Bodon, 2007), mentre è abbastanza recente la segnalazione per il sud Italia (De Vico et al., 2007), occupando i corsi d’acqua di pianura. In Italia è presente anche la specie autoctona Anodonta anatina (Linnaeus, 1758) più piccola e allungata.

Ecologia e alimentazione
A. woodiana vive in corsi d’acqua a debole corrente o nulla e a fondo fine, dove si infossa quasi completamente, anche di origine artificiale. Presente anche in ambienti eutrofici.
Si nutre di fitoplacton sospeso filtrandolo tramiti il sifone inalante. La strategia alimentare filtratoria è legata al fenomeno di “bioaccumulo” dei metalli pesanti, (cadmio, (Cd), rame (Cu), zinco (Zn), mercurio (Hg)), nelle branchie e nel mantello dei molluschi (in altri organi il processo sembra essere metallo-specifico).
A livello del tessuto mantellare esiste un meccanismo che protegge il mollusco dall’effetto di tossicità dei metalli bioaccumulati, ossia, il fissaggio dei metalli pesanti in concrezioni cristalline assemblate su una matrice inorganica, (Silverman et Alii, 1987).
Il cibo è interamente rappresentato dal materiale organico particellato, presente in sospensione nel mezzo e dai microscopici organismi, animali e vegetali, che galleggiano nell’acqua (Allen, W. R, 1914).
Questa dieta è energeticamente sufficiente al mollusco, che svolge una vita decisamente inattiva e, l’energia spesa per l’approvvigionamento del cibo, è minimizzata grazie allo svolgimento delle due funzioni, respirazione e filtrazione, da parte dello stesso organo, l’eulamellibranchia.
Il bivalve mantiene nel substrato una posizione verticale del corpo in modo che l’estremità posteriore, in cui si trovano le aperture inalante ed esalante, possa sporgere al di sopra del fondo garantendo la circolazione dell’acqua nella cavità palliale in cui sono presenti le eulamellibranchie.
Ciascun individuo filtra circa da 10 a 50 litri di acqua il giorno ed in presenza di molti esemplari, più del 90% delle particelle sedimentarie può essere trattenuto. Questa modalità di nutrizione è molto favorevole per l’ecosistema, poiché permette una notevole diminuzione della torbidità dell’acqua. In riguardo alla capacità di filtrazione della Sinanodonta w., le informazioni bibliografiche indicano una ampia variabilità di valori ed il limite di 50 litri / giorno è riferito ad un animale adulto, di circa 10 cm di lunghezza ed in condizione fisiologica ottimale. Diversi AA mettono in relazione la variabilità della velocità di filtrazione sia con fattori esterni - ambientali, sia con fattori interni, propri dell’animale. I primi sono riconducibili a parametri diversi quali: temperatura dell’acqua, presenza di nutrienti (principalmente fitoplancton e particolato organico) e rispettive dimensioni,
variabili tra i 20 ed i 100 µm, tenore di O2 disciolto nell’acqua e la presenza di particolari sostanze in soluzione che possono influire sull’efficienza del meccanismo di filtrazione.
I fattori endogeni che influiscono sulla filtrazione sono, invece: la taglia dell’animale, l’età, la fase del ciclo riproduttivo (incubazione dei glochidi nelle emibranchie modificate che portano ad una riduzione della velocità di filtrazione) e lo stato di salute dell’animale stesso.
Resistente all’inquinamento parziale delle aree antropizzate, arriva a colonizzarle sostituendo i bivalvi autoctoni.

Riproduzione
La femmina può produrre da 150.000 a 200.000 uova per esemplare.
Dall’uovo fecondato schiude una larva immatura che permane per tre / quattro mesi nelle branchie del mollusco femmina, all’interno di camere incubatrici, fino alla maturazione di una larva veliger 2 detta glochidio.
Il glochidio, liberato nell’acqua dopo 1-2 mesi dalla maturazione, deve parassitare nel giro di poche ore (72 – 96) un pesce ospite per sopravvivere.
Il glochidio si nutre provocando la rottura delle cellule tissutali del pesce ed assorbendo il contenuto cellulare con i densi microvilli delle cellule del mantello larvale e attraverso i minuscoli pori presenti sulla conchiglia (Jeong e altri, 1993).
A completamento della metamorfosi, che avviene in circa 30 giorni in dipendenza della temperatura dell’acqua, il giovane bivalve esce dalla ciste ed inizia a condurre vita libera.
Esistono molteplici specie ittiche ospiti che rappresentano il veicolo di dispersione del mollusco nell’ambiente, durante la fase di metamorfosi larvale.
La peculiarità del fenomeno riguarda sia la notevole durata della metamorfosi, che può essere di alcune settimane in dipendenza del fattore temperatura, sia la capacità di sopravvivenza dei glochidi, per alcuni giorni, su pesci deceduti.
Come possibili ospiti della Sinanodonta woodiana sono segnalate le seguenti specie ittiche: Metzia takakii, Puntius semifasciolatis, Rhinogobius brunneus, Rhodeus tabira, Zacco platypus, Z. temmincki, e Acheilgnathus moriokae (G. T. Watters, 1997), Acipenser spp, Mylopharyngodon piceus, Ctenopharyngodon idella, Hypophthalmichthys, Aristchthys nobilis, Cyprinus carpio, Gambusia affinis, Oreochromi (Dudgeon e Morton, 1983, Kiss, 1990a). Probabilmente, l’elenco delle specie che possono essere infestate da questo mollusco comprende anche altri pesci, che in questo momento rimangono sub-judice
Lo stadio di glochidium (larve parassiti) degli Unionidi che necessita di un pesce ospite per lo sviluppo, a cui parassiterà le branchie, e tramite la diffusione di pesci parassitizzati è avvenuta la diffusione e l’introduzione di specie/popolazioni diverse minacciando i bivalvi autoctoni. La vita del mollusco dura circa 15 anni.
La presenza della Sinanodonta w. nell’ambiente e la sua capacità di infestare numerose specie di pesci, innesca una forte competizione con gli Unionidi autoctoni ed interferisce direttamente con la loro sopravvivenza. Infatti, molte specie autoctone, nelle zone dove S. woodiana è inserita sono segnalate in regressione e molti molluschi sono rari o in pericolo di estinzione.


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fonte: museo di storia naturale di Venezia

Invasività e interazioni con l’ecosistema.
L’interesse per l’allevamento di questi bivalvi è dovuto alla possibilità di utilizzarli per la coltivazione di perle e prodotti nacrei, da destinare alla realizzazione di gioielli, manufatti di ornamento e oggettistica varia.
La sua introduzione e diffusione, in forte espansione, è dovuta al reiterato inserimento di pesci provenienti da acque dove è presente (per la maggior parte carpe e altri ciprinidi) che trasportano i glochidi. È stata dimostrata la competizione con A. anantina e con gli Unionidi autoctoni.
Inoltre si tratta di una specie molto prolifica e adattabile, caratteristiche tipiche delle specie invasive. Le notevoli dimensioni, una volta che l’animale muore, possono tappezzare il fondo, creando un fattore di disturbo per altre specie legate al fondo. Simulazioni sperimentali hanno dimostrato che, i molluschi esotici, entrando in competizione diretta con gli Unionidi nativi per lo spazio, per il cibo e per gli ospiti parassitabili, possono localmente provocare l’estirpazione di alcune specie

Allevamento in acquario
Come ogni animale, il fatto che filtrino il particolato in sospensione non significa che possano sostituire il filtro, ma producono anch'esse ammonio.
A causa dei glochidi parassiti (che possono arrivare fino a 15 su un pesce di piccole dimensioni), ne sconsiglio l'inserimento di esemplari in acquario in presenza di pesci (le larve immature restano nella madre per 3-4 mesi). A causa del rischio di inserimento in natura, non inseritele in laghetti collegati in qualsiasi modo all'ambiente esterno.
La notevole capacità di adattamento ad habitat differenti la rende capace di adattarsi e prosperare ad ampi range di pH, durezza e temperatura.
Studi condotti da Massai, Chelazzi e De Pirro (2000), sull’ecofisiologia della specie, mediante tecnica pletismografica, hanno dimostrato che l’invasività del mollusco nell’ambiente è il risultato dell’acquisizione di una notevole capacità di adattamento a condizioni sfavorevoli, come le variazioni di temperatura, la mancanza d’ossigeno e la disidratazione.
Le repentine variazioni di temperatura producono nel bivalve risposte cardiache importanti e, di conseguenza, modificazioni rapide delle condizioni fisiologiche metaboliche, che
consentono alla Sinanodonta di sopravvivere nonostante le modificazioni improvvise di temperatura del mezzo acquoso.
L'effetto di acclimatazione termica, conseguente a lunghi periodi di esposizione del mollusco a valori critici di temperatura compresi entro 5 °C e 30 °C, è piuttosto marcato ed avviene in tempi relativamente brevi, quindi il bivalve è in grado di regolare il tasso metabolico in condizioni prolungate di temperatura non ottimale;
La diminuzione della disponibilità di ossigeno disciolto nell’acqua, provoca rapidi fenomeni tachicardici in modo da incrementare l’attività circolatoria per sostenere una maggiore
estrazione di ossigeno dall’acqua ipossica;
L'esposizione all'aria per un lungo periodo di tempo provoca nel mollusco la riduzione delle attività metaboliche, probabilmente per un principio di “economia energetica”, e la respirazione, che rappresenta la funzione fisiologica primaria, è assicurata dal mantenimento dell’acqua all'interno della cavità del mantello grazie alla permanente chiusura delle valve.
Sebbene il substrato fine sia preferito, sembra non essere essenziale, date le abitudini fossorie del mollusco, può stravolgere il layout sopprattutto in presenza di piante.
Date le dimensioni dell'animale non lo ospiterei in vasche al di sotto dei 50 cm dedicate, tenendo conto di somministrare fitoplacton o altri alimenti disciolti in acqua.

Bibliografia
http://www.aolamagna.it/bivalvi-dacqua-dolce/
http://www.provincia.pistoia.it/AreeProtette/Progetti_Studi/LR56_2000_MolluschiEduliCrostaceiAcquaDolce/MolluschiAlieniProvinciaPistoia.pdf
http://www.naturamediterraneo.com/
http://msn.visitmuve.it/it/ricerca/banche-dati-2/db-alloctone-laguna-e-mediterraneo/anodonta-woodiana/
http://nas.er.usgs.gov/queries/FactSheet.aspx?SpeciesID=2824
http://www.iucnredlist.org/details/166313/0

Momir Paunovic, Bela Csányi, Vladica Simic3, Bojana Stojanovic and Predrag Cakic; Distribution of Anodonta (Sinanodonta) woodiana (Rea, 1834) in inland waters
of Serbia, Aquatic Invasions (2006) Volume 1, Issue 3: 154-160

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Ale87tv
18-08-2014, 13:02
finito!!! :-)

Jefri
18-08-2014, 13:15
Mooooooolto bello Ale yes

Spaghettata?:114-39:

Ale87tv
18-08-2014, 13:29
mmm non so quanto buono sia...

comunque la discussione è indicizzata su google!!

Jefri
18-08-2014, 13:35
Ad ogni modo non si può inserire in vasca, no?

Ale87tv
18-08-2014, 14:24
come scritto nell'articolo... secondo me non è una buona idea, ne in vasca, ne in laghetto.
- possibilità di larve nella madre e conseguenti glochidi
- difficoltà di alimentazione
- disastro del fondo
- dimensioni elevate

ci sono altri bivalvi più adatti secondo me, a partire dalla cozza zebra e altre che andrò a trattare

Jefri
18-08-2014, 14:53
:114-51:

Meinl
18-08-2014, 16:04
credo proprio soffrirebbero pure la mancanza di un fondo morbido nei laghetti, si nascondevano sempre sotto la sabbia quando le vedevo nei fossi