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  • La zona criptica perché è utile al sistema acquario e come realizzarla

    Introduzione

    L’acquario è per definizione un sistema chiuso, quindi qualsiasi sostanza nutriente vi introduciamo rimane al suo interno finché non poniamo in atto un procedimento per rimuoverla.
    Esistono molti dispositivi tecnologici efficaci per l’esportazione dei nutrienti da un acquario marino di barriera, che vanno dallo schiumatoio di proteine, alle resine a scambio ionico, ai cambi d’acqua, ai filtri a zeolite o biopellets, sia usati da soli che congiuntamente per ottenere l’acqua oligotrofica che consente la corretta crescita degli organismi ospitati al suo interno.

    Esistono altresì tecniche di filtrazione biologica che consentono di riciclare i nutrienti all’interno del sistema in modo da doverne immettere, e quindi anche esportare, in minore quantità.
    Un letto di sabbia profondo (o DSB), un refugium, un filtro ad alghe sono filtri biologicamente attivi nell’assorbimento e nella trasformazione dei nutrienti e comportano notevoli vantaggi per il sistema a diversi livelli, sia perchè riducono la quantità di sostanze che devono essere esportate dal sistema mediante la tecnica, sia perché aumentano la quantità di sostanza organica nobile (viva) a scapito di quella morta all’interno dell’acquario, sia perché forniscono cibo a differenti categorie di creature grandi e piccole che popolano il sistema.







    Fig. 1 Dall’alto: un refugium con DSB e macroalghe, un filtro a Chetomorfa, un ATS (filtro esterno ad alghe)

    Ogni piccolo organismo che nasce e vive in acquario consuma infatti i nutrienti disciolti per accrescere la propria biomassa, sottraendoli alla colonna d’acqua e costituisce nutrimento per altri organismi sia in sé, sia in quanto regolare produttore di gameti, uova o larve planctoniche.
    A differenza dei sistemi tecnologici di esportazione dei nutrienti, i sistemi biologici si autoregolano in base al carico organico cui sono sottoposti, quindi è impossibile che un vano criptico, un refugium, un filtro ad alghe o un DSB remoto portino al collasso del sistema.
    Questo fatto costituisce di per sé un ottimo punto a favore della biologia rispetto alla tecnologia.

    Un sistema di riciclaggio dei nutrienti semplice, poco costoso e assolutamente non impegnativo è il cosiddetto vano criptico, ovvero uno scompartimento del sistema filtrante che va riempito di rocce marine porose, tenuto al buio e irrorato con un costante flusso d’acqua proveniente dall’acquario.
    In questo articolo spieghiamo per sommi capi come funziona e come realizzarlo.


    Principi della filtrazione criptica

    La filtrazione criptica si basa sull’opera svolta dalla miriade di organismi bentonici vagili e sessili che popolano le rocce vive o che possono essere stimolati ad insediarvisi mediante semplici accorgimenti.
    Tale sistema di filtrazione va normalmente affiancato ad un sistema di esportazione di nutrienti come lo schiumatoio di proteine, poiché per riciclare efficacemente ed in modo completo i nutrienti di un acquario di barriera mediamente popolato, il vano criptico dovrebbe essere grande almeno il doppio della vasca principale.
    Come appena accennato, uno dei metodi per ridurre la quantità di inquinanti disciolti in acquario è il loro riciclaggio da parte di diverse categorie di organismi, che utilizzano tali composti organici per crescere e riprodursi.
    Bisogna quindi creare un ambiente favorevole al loro sviluppo, in modo che possano prosperare e fornire un costante apporto al sistema.

    L’idea della filtrazione criptica fu per la prima volta formulata ed applicata da Steve Tyree ed enunciata alla comunità acquariofila nel 2004, in un convegno presso Leicester (UK).
    Tyree divide l’acquario in tre macro-zone, ovvero la zona ad alta intensità di movimento ed illuminazione, la zona intermedia caratterizzata da luce e corrente moderate e la zona criptica caratterizzata da luce assente o quasi e da movimento debole o nullo.

    Per comprendere la filtrazione criptica dobbiamo quindi analizzare gli effetti dei due fattori fisici che caratterizzano maggiormente le diverse zone dell’acquario (e del reef in natura, ovviamente), ovvero LA LUCE e LA CORRENTE.

    La variazione di intensità di uno dei due parametri, o di entrambi congiuntamente, causa drammatici mutamenti del tipo di animali che possono essere rinvenuti nelle diverse zone.
    Pensiamo ad esempio agli organismi che popolano la cresta del reef, caratterizzata da luce abbagliante, movimento d’acqua impetuoso e ossigeno a saturazione, passiamo poi al substrato della scogliera dove il movimento è ancora ben presente anche se meno impetuoso e la luce filtra fra i rami dei coralli, infine pensiamo ai più reconditi recessi della scogliera, immersi nel buio e dove il flusso d’acqua arriva a malapena a lambire le creature che vi sono insediate.

    Possiamo caratterizzare ogni ambiente in base a questi due parametri, da cui scaturisce naturalmente la tipologia e la quantità di nutrienti sospesi, ovvero il tipo e la quantità di cibo disponibile.
    Sulla cresta del reef avremo in primo luogo la luce, quindi abbondanza di organismi fotosintetici, poi avremo particolato di ogni forma e dimensione (plancton di diverse dimensioni, materiale fecale, particolato organico più fine, batterioplancton) in grande quantità.



    Fig. 2: Reef flat nel mar Rosso; si noti l’abbondante sospensione planctonica

    Nelle zone più riparate del reef il particolato grossolano si deposita sulla scogliera e viene aggredito dagli organismi bentonici di taglia più grossa, tipicamente organismi dotati di movimento proprio (piccoli crostacei, ofiure, copepodi, anfipodi, vermi di ogni forma e dimensione).



    Fig. 3: zona intermedia del reef, si noti l’enorme differenza nel tipo di animali che lo popolano rispetto alla fig. 2

    Nelle zone di minore movimento troveremo invece gli animali filtratori capaci di captare il particolato più fine (spugne, ascidie, spirografi, terebellidi, etc.).



    Fig. 4: parte profonda del reef, qui la luce non arriva e gli organismi sono quasi tutti filtratori incrostanti

    Tipicamente in acquario troviamo i primi due ambienti, mentre il terzo manca quasi completamente, rimanendo relegato a piccole zone nascoste nel profondo della rocciata.
    Il vano criptico si propone di ricreare una zona buia (da qui il nome di criptica) e con movimento d’acqua debole, in cui possano prosperare in gran numero gli organismi filtratori che mancano “al piano superiore” e che tanta parte hanno nel riciclaggio delle sostanze nutritive.
    L’idea è cercare di approssimare per quanto possibile, dati i limiti dei nostri microcosmi domestici, il ciclo biologico di produzione e riciclaggio dei composti organici.
    Aggiungere un ambiente criptico al sistema consente di aumentare la biodiversità, che è un fattore chiave per la stabilità nel lungo periodo.
    La zona criptica separata dalla vasca principale presente un ulteriore vantaggio per i filtratori, ovvero l’assenza dei predatori di grossa taglia come i crostacei ed i pesci, che qui non possono raggiungerli, permettendo loro di crescere indisturbati.

    Perché cercare di favorire la crescita dei filtratori nel nostro acquario?
    Il motivo è semplicissimo, essi sono infatti il prodotto di milioni di anni di evoluzione naturale tesa a ottimizzare la filtrazione e l’asportazione del materiale organico sospeso in acqua, sia in forma di particolato che di organico disciolto… esattamente quello che cerchiamo di ottenere mediante i costosi impianti di filtrazione meccanica e chimica.
    Le spugne, in particolare, sono organismi molto fragili che mal si adattano a condizioni di luce e corrente intense e prediligono le zone buie e riparate.
    Esse sono eccezionali filtri naturali poiché generano autonomamente e incessantemente un loro flusso interno d’acqua muovendo le ciglia posizionate nei sifoni e, dal lato della produzione di cibo utile all’acquario, rilasciano continuamente grandi quantità di cellule che possono essere catturate dai polipi corallini.
    Alcune specie di spugna hanno un ricambio cellulare completo ogni settimana, quindi il loro apporto di cibo utile al sistema vasca può diventare tutt’altro che trascurabile se sono presenti in numero sufficiente.



    Fig.5: spirografi, idrozoi e spugne che popolano una roccia morta ricolonizzata dopo due anni di permanenza in criptica


    Realizzazione del vano criptico

    Realizzare un vano criptico è estremamente semplice e poco costoso, basta ricavare uno scomparto in sump o affiancare al sistema filtrante un contenitore che riceva acqua dalla sump e la restituisca per caduta o alla sump o direttamente alla vasca principale.
    Ci sono alcuni accorgimenti da rispettare per massimizzare l’utilità del vano criptico all’interno del sistema acquario.
    Essi sono tuttavia accorgimenti migliorativi e non regole o dogmi imprescindibili (in acquariofilia non ne ho ancora mai trovati), vediamoli in modo schematico:

    Il vano criptico va posizionato a valle di tutti gli altri sistemi di filtrazione e deve scaricare immediatamente prima della pompa di risalita, se non addirittura in vasca per gravità:
    Si fa così prima di tutto perché la criptica è concepita per filtrare le particelle più minute, quelle che sfuggono ai sistemi di filtrazione “tradizionali” e poi per non danneggiare ciò che il vano criptico rilascia in vasca, ovvero il prezioso cibo vivo in forma di uova, cellule e larve planctoniche.
    Se posizioniamo la criptica in modo da scaricarvi direttamente, la intaseremo presto con i detriti più grossolani, inibendo la sua azione principale, lo schiumatoio capterà inoltre molte delle particelle nutritive prima che esse possano tornare in ciclo.



    Fig. 6: Successione ideale dei vari scomparti, con la criptica come ultimo stadio filtrante

    Il vano criptico va alimentato possibilmente con un flusso lento proveniente dalla sump:
    Più il flusso è lento, più facile sarà per gli organismi criptici captare le particelle in esso sospese, fino all’ultima briciola; più il flusso e lento e maggiore sarà lo sviluppo degli organismi filtratori, che sono perlopiù caratterizzati da strutture estremamente fragili e vulnerabili



    Fig. 7: Una spugna morbida che prospera in un angolo buio e con poca corrente della vasca principale (retro della rocciata)

    Il vano criptico va tenuto rigorosamente al buio:
    Se il vano criptico riceve luce, vi si svilupperanno molti degli organismi fotosintetici che già popolano la vasca, mentre noi vogliamo selezionare i filtratori della zona buia.



    Fig. 8: Un vano criptico da 120 litri netti realizzato in PVC, con un solo lato trasparente usato per ispezionarla

    Il vano criptico deve avere un volume pari ad almeno il 10% del volume totale del sistema:
    Anche un piccolo vano criptico è utile al sistema, ma perché tale utilità diventi tangibile, deve avere una dimensione adeguata… non ci sono regole, ma a mio parere più grande è e meglio è.

    All’atto pratico, una volta realizzato lo scomparto criptico, lo riempiremo completamente di materiale adatto a fornire substrato per gli organismi bentonici sessili in modo da lasciare cunicoli ed interstizi e da farlo lambire il più possibile dalla debole corrente.
    Il materiale migliore che possiamo utilizzare sono rocce marine vive e fresche di buona qualità, vengono poi le rocce vive spurgate, oppure quelle riciclate da vasche dismesse (purchè esse siano prive di organismi infestanti o parassiti sgraditi), oppure ancora le rocce secche da ricolonizzare.
    Si possono utilizzare anche strutture di vario tipo realizzate con graticci o reti di materiale plastico rigido, che offrono comunque un buon substrato per lo sviluppo delle spugne, ma vengono colonizzate in tempi più lunghi.






    Fig. 9: In alto: rocce vive ricoperte di piccoli vermi tubolari filtratori e incrostate di spugne
    In basso: un supporto artificiale per la formazione di spugne a fianco ad uno scomparto pieno di rocce


    Una volta che il vano criptico è allestito, riempito e collegato, funzionerà per anni senza richiedere alcuna manutenzione particolare.
    L’unica avvertenza è di disturbarlo il meno possibile.
    Qualora si formasse del sedimento fine di colore grigiastro sul fondo della criptica, si raccomanda di non disturbarlo sifonando o tentando di smuoverlo per eliminarlo.
    Il sedimento non produce carico organico per il sistema, poiché a questo stadio è ormai biologicamente inerte e non è quindi un pericolo, esso è al contrario utile poiché costituisce un’ulteriore nicchia biologica per organismi bentonici scavatori.
    Se possibile, è buona norma aggiungere una roccia fresca una volta o due l’anno per mantenere elevata la biodiversità.

    In cambio la zona criptica ci restituirà un afflusso costante ed abbondante di cibo vivo, di uova utili a ripopolare le rocce e la sabbia nella vasca principale, acqua cristallina in quanto costantemente privata dei detriti più fini e chimicamente più pura, poiché ripulita dai composti organici disciolti.
    Inoltre, nota mia personale, osservare gli organismi che popolano un vano criptico ben avviato alla debole luce di una torcia è altrettanto interessante che osservare le multicolori Acropore che popolano la vasca principale.