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  • Gobiodon citrinus uno dei “gobidi dei coralli” più conosciuti

    Premessa:
    Questo articolo è stato tradotto grazie alla gentile concessione della ditta:

    Testi e Foto originali: Josè Maria Cid Ruiz

    Il genere Gobiodon (Perciformes, Gobiidae), comprende 31 specie di piccoli gobidi distribuiti in un’ampia aria tropicale dell’oceano Indiano e Pacifico. E’ una piccola specie (con una lunghezza totale da 3,5 a 6 cm), con dei colori sgargianti. I gobidi solitamente vivono in prossimità dei rami e negli anfratti di differenti coralli sia duri (es. Acropora spp.) che “molli” (es. Sarcophyton spp), e raramente li abbandonano.
    Come tutti i gobidi, queste specie hanno le pinne pelviche fuse, in questo modo si sono trasformate in un organo di ancoraggio, che permette al pesce di restare saldamente attaccato al corallo, anche in zone con una corrente intensa. Sono pesci stanziali con un raggio d’azione limitato, che fondamentalmente consiste nell’andare da un ramo all’altro del corallo (“saltano” più che nuotare). Questi gobidi raramente abbandonano il loro corallo per avventurarsi in acqua aperte. Sono conosciuti come “gobidi dei coralli”.


    Gobiodon citrinus, biologia e climatizzazione in acquario:

    Una delle specie più comuni mantenute in acquario è quella del Gobiodon citrinus (Ruppell, 1838). Questa specie è diffusa in un ampia zona che comprende: zona sud del mar Rosso (Eritrea, Etiopia), l’intera costa est dell’Africa delimitata tra l’oceano Indiano e il Mozzambico. Inoltre, nell’oceano Pacifico, è presente in alcune zone più lontane al nord e al sud come Giappone, Samoa, Micronesia, e Australia (sia a sud che a nord della Grande Barriera Corallina). Il Gobiodon citrinus ha piccole dimensioni (gli esemplari più grandi raramente superano i 6,5 cm). I pesci giovani presentano un colore giallo brillante (con alcune variazioni più scure in base alla zona geografica di provenienza). Con il passare del tempo poi i colori tendono a scurirsi. In acquario, a volte presentano un colore pallido, dovuto probabilmente alla carenza di carotenoidi nella loro dieta alimentare, che riducono la produzione del pigmento giallo.
    La specie non presenta un dimorfismo sessuale evidente ad occhio nudo. In natura, vivono in coppia o in piccoli gruppi.
    Osservazioni sul campo hanno dimostrato che tali gruppi sono guidati da esemplari con dimensioni più grandi (maschi) seguiti da esemplari di piccola taglia (femmine). Questa specie produce una muco tossina che ricopre il corpo e li protegge dall’essere mangiati da esemplari di pesci predatori più grandi.
    Come detto in precedenza la loro attività si svolge prevalentemente intorno ai coralli tra i quali vivono (principalmente genere Acropora), raramente si avventurano nelle acque aperte (questa specie non presenta la vescica natatoria). Si discute se la loro relazione con i coralli sia una simbiosi (sostenendo che i coralli respingono le specie la cui alimentazione è basata sui loro polipi ma è stato anche verificato che nel contenuto dello stomaco di alcune specie di questo genere c’erano alghe filamentose che avrebbe danneggiato il corallo). Ma altri autori credono che sia una forma lieve di parassitismo ( a causa del ritrovamento all’interno del contenuto dello stomaco di muco e polipi di corallo).
    Quando si pianifica il mantenimento in cattività, ci dobbiamo ricordare che è una specie planctivora e come tale va alimentata frequentemente e con piccoli quantitativi di cibo. Alcuni individui possono rifiutare l’alimento congelato (Artemia, Mysis, Daphnia) o mangime in fiocchi e richiedono un periodo di adattamento di alcune settimane, durante il quale si possono mischiare questi mangimi con alimento vivo (principalmente Artemia). Inoltre, va tenuto presente che è una specie debole quando entra in competizione con altri pesci per il cibo, dato che raramente vanno in cerca di cibo nella colonna d’acqua. Quindi, è adatto per vasche dedicate ad invertebrati, reef marini, acquari con piccole e tranquille specie bentoniche o allevati direttamente in acquari dedicati alla loro riproduzione.
    Riguardo alle misure dell’acquario, nonostante le piccole dimensioni e il comportamento pacifico verso le altre specie, non va sottovalutata l’aggressività verso soggetti della loro stessa specie, poiché in piccoli acquari sono stati osservati scontri violenti tra gobidi per la conquista del territorio migliore tra i coralli. Un acquario di 150 litri può ospitare tranquillamente una coppia o 3 soggetti. L’acquario deve essere popolato di coralli, preferibilmente del genere Acropora, o anche coralli finti, in modo tale da creare un ambiente simile al loro habitat naturale.

    Allevamento in cattività:
    Gobion C. è una specie ermafrodita. In natura, quando il branco perde il leader maschio, una delle femmine (solitamente la più grande) diventa maschio e si mette a capo del branco. Questa loro caratteristica biologica è utilizzata per l’allevamento in cattività, poiché quando si acquista una coppia o un trio di pesci, una volta ambientati correttamente, è altamente probabile che un soggetto diventi maschio, mentre gli altri esemplari rimangano femmina. Il protocollo per la riproduzione che ho utilizzato per questa specie è basato nel mettere 2 gruppi composti da 6 esemplari in due acquari, uno da 300 litri e uno da 400 litri. L’evoluzione dei due gruppi è molto simile, per prima cosa dopo circa un mese formeranno una coppia in entrambe le vasche ( in particolare gli esemplari con colori brillanti: testa color rosato e colorazione gialla hai fianchi). Entrambe le coppie controlleranno il territorio scelto, dove interagiranno tra di loro. Le relazioni tra i componenti delle coppie saranno molto tranquille. Dal centro del loro territorio, ciascuna coppia tenderà a difendersi dagli altri soggetti, ma in ogni caso non ci saranno problemi eccessivi di convivenza, come è stato osservato in altre specie. La coabitazione è stata stabile in entrambi i gruppi per molti mesi senza nessun caso di attacchi. Comunque, è sicuramente rilevante il livello di stress degli esemplari che vivono al confine del territorio della coppia.


    In acquario, se sono ben ambientati e hanno buone condizioni, non è raro assistere alla deposizione delle uova. Le mie due coppie hanno iniziato a deporre quasi in contemporanea, dopo circa quattro mesi dall’iniziale formazione dei due gruppi. Le specie depongono su un ramo di corallo vivo/artificiale che si trova al centro del loro territorio. La femmina depone le uova seguendo traiettorie rotonde, in un aria precedentemente pulita dal maschio. Il maschio successivamente le fertilizza e si occupa delle cure parentali fino alla schiusa.
    Nelle mie vasche nonostante l’abbondanza di coralli e rocce (forse la causa dell’errata disposizione dell’arredo), loro hanno spesso deposto le uova sul vetro dell’acquario. Spesso hanno scelto delle piccole zone visibili e accessibili situate nelle vicinanze del centro del loro territorio (hanno deposto le uova sulla punta di vetro del riscaldatore). La coppia ospitata nella vasca di 300 litri ha deposto mediamente 100 – 150 uova, mentre la coppia nella vasca di 400 litri in media tra le 60 e 80 uova per deposizione.


    La deposizione è francamente difficile da vedere, perché le coppie non cambiano comportamento o colorazione poco prima dell’evento. Quando è avvenuta la deposizione, possiamo vedere uno degli esemplari (il maschio) stazionare sempre vicino alle uova, mentre l’altro (la femmina) tiene lontano gli altri gobidi.


    Le uova sono attaccate al substrato mediante uno dei loro poli, attraverso un filamento adesivo. Il maschio attraverso le pinne pettorali, ossigena in continuazione le uova. Si occupa inoltre di rimuovere le uova non fertilizzate (nelle mie coppie, la percentuale media di uova non fertilizzate è circa il 5%). Le uova osservate al microscopio sono apparentemente simili a quelle degli Amphiprion (Pomancentridae), ma molto più piccole, circa la metà ( 1,1 – 1,2 mm). I maschi delle due coppie mordono con aggressività la siringa che uso per raccogliere le uova. Lo sviluppo dell’embrione dura circa 4 giorni ad una temperatura di 26,5 °C. Le uova raccolte alla fine del terzo giorno sono circa l’80%, la percentuale restante è affidata alle cure del maschio fino alla schiusa. Le uova raccolte sono messe in uno schiuditoio per uova (conico) con acqua marina sterilizzata e con un areazione moderata. Le larve pelagiche del G. citrinus sono molto piccole, non superano i 2,4 mm alla nascita e hanno un sacco vitellino molto piccolo. Nella mia esperienza, non è possibile svezzare nelle mie vasche utilizzando il Brachionus plicatilis rotifero-L (300 μm). Probabilmente ci sono maggiori possibilità utilizzando rotiferi più piccoli B. rotundiformis o Colurella adriatica (150 μm) o nauplii (60 μm) di copepodi calanoidi appartenenti al genere Oithona e Pavocalanus. La coltura di copepodi richiede un alimentazione mirata con l’utilizzo di microalghe Isocrysis sp. e i rotiferi possono essere arricchiti con fitoplancton, mescolando le microalghe Isocrysis sp. e Nannochloropsis sp. in proporzioni adeguate per ottenere un assunzione bilanciata di acidi grassi essenziali omega-3 DHA e EPA in rapporto 1:2.