Rocce vive
Come riconoscere le rocce di qualità e come trattarle prima di inserirle in acquario
Introduzione
Il mantenimento in cattività degli organismi marini ha compiuto un netto salto di qualità durante gli anni ’80 del secolo scorso, quando si è iniziato ad introdurre in acquario le rocce vive, ovvero frammenti della barriera corallina prelevati in natura.
Le rocce vive sono composte di carbonato di calcio depositato negli anni dagli organismi marini sotto forma di aragonite e sono caratterizzate da una struttura estremamente porosa.
Gli organismi costruttori di barriera (coralli, alghe coralline, molluschi, vermi calcarei, etc.) sono in genere di piccole o piccolissime dimensioni ed essendo le rocce costituite dai loro gusci, scheletri ed involucri, la porosità delle rocce non è solo visibile a livello macroscopico, ma fino ad un dettaglio che arriva a poche decine di micron.
La superficie di una roccia naturale di un paio di chilogrammi, se potesse essere sviluppata, sarebbe di qualche decina di metri quadrati.
La struttura fisica delle rocce ne consente la colonizzazione secondaria da parte di un’infinità di batteri, alghe, microrganismi e invertebrati bentonici di diverse forme e dimensioni.
La biodiversità che le rocce vive possono ospitare è enorme; in un box di rocce di una ventina di chili potremmo contare un centinaio di specie animali, decine di specie vegetali macroscopiche e qualche migliaio di microrganismi differenti.
La varietà di creature ospitate è la chiave attraverso cui le rocce vive elaborano i nutrienti che introduciamo in acquario e li trasformano in composti innocui per i pesci ed i coralli che vogliamo allevare.
Le rocce vive costituiscono la spina dorsale dell’acquario, il suo filtro vivente, il veicolo attraverso cui una scatola di vetro si trasforma in un piccolo ecosistema vivo e funzionale all’allevamento di pesci ed invertebrati.
Dal momento in cui vengono raccolte a quello in cui vengono inserite in acquario, le rocce subiscono diversi passaggi e differenti trattamenti.
Nel proseguo dell’articolo vedremo il dettaglio dei diversi trattamenti e come questi influiscono sulla buona riuscita dell’acquario.
Cercheremo inoltre di capire come distinguere le rocce di buona qualità, come scegliere quelle più adatte al nostro scopo e come comportarci al loro inserimento in vasca e per le prime settimane di maturazione.
Origine delle rocce
Le rocce vive hanno origine eterogenea, possono infatti essere prelevate direttamente dalla barriera corallina, di solito ai piedi della scarpata dove sono già state frammentate dall’azione delle correnti, oppure provenire da maricoltura.
Le rocce coltivate sono solitamente prelevate sulla terra ferma vicino al mare, scelte secondo la forma e la pezzatura e ricollocate in acqua in punti a bassa profondità, generalmente in lagune bene illuminate ed irrorate dalla corrente e dalle maree, dove vengono gradualmente ricolonizzate dagli organismi marini.
La maricoltura dura per un periodo di 9 mesi, tempo minimo necessario per una colonizzazione discreta sia da parte dei batteri che da parte degli organismi che formano il benthos.
Le rocce di qualità superiore sono ovviamente quelle che non hanno mai abbandonato il mare, in quanto contengono una maggiore varietà di forme di vita, insediate fino in profondità.
Le rocce coltivate hanno il pregio non indifferente di essere maggiormente “sostenibili” in quanto il loro prelievo non impoverisce la barriera, ma sono meno ricche di vita.
Menzioniamo per completezza anche le rocce “sintetiche”, ottenute impastando e solidificando in forme simili alle rocce naturali degli agglomerati cementizi porosi o paste vetrose che poi vengono ceramizzate; tali manufatti non sono nemmeno lontanamente paragonabili alle rocce naturali, in quanto non possiedono la loro micro-porosità che ne costituisce la caratteristica distintiva.
Fig. 1 - Rocce naturali vive
Fig. 2 - Roccia naturale morta
Fig. 3 - Roccia sintetica
Struttura e porosità
La struttura fisica delle rocce vive è un ottimo discriminante per capire se sono o meno di buona qualità.
Una roccia che risulta leggera in rapporto alle proprie dimensioni, con molti interstizi e canali visibili ad occhio nudo, quasi sempre è di qualità migliore rispetto ad una più pesante e dall’aspetto massiccio.
Nelle foto che seguono vediamo alcune rocce (morte e secche, in modo che la struttura fisica sia più evidente) di forma e struttura differenti, ordinate partendo da quella di qualità inferiore a quella di qualità superiore.
“Premium” è la dicitura commerciale comunemente usata per le rocce di elevata qualità.
Fig. 4 - Roccia con buona microporosità, ma troppo massiccia per poterla sfruttare appieno
Fig. 5 - Roccia leggera, con buona porosità sia a livello macro che micro
Fig. 6 - Roccia con ottima struttura macroscopica, ma scarsa microporosità
Fig. 7 - Roccia piatta, leggerissima e con elevata porosità di dimensioni piccole e medie
Incrostazioni, spugne e alghe calcaree
Le incrostazioni di origine organica presenti sulle rocce sono un indicatore per capire se portano con sé una buona biodiversità, ma non sono garanzia di qualità.
Le rocce prelevate sulla costa e poi riposizionate in mare per essere colonizzate sono spesso ricoperte di incrostazioni algali, anche più delle rocce naturali in quanto vengono “coltivate” a bassa profondità a pochi centimetri sotto la superficie, mentre le rocce vive prelevate in mare solitamente provengono dai piedi della scarpata ai due lati della cresta del reef dove ricevono meno luce.
La presenza di spugne incrostate alle rocce è un ottimo indice di qualità, in quanto le spugne hanno una crescita lenta e trovarne sulle rocce significa che sono di origine marina o provengono da un tempo di coltura molto lungo.
Trovare diversi tipi di spugna su una stessa roccia è inoltre sinonimo di buona qualità nel processo di raccolta, stoccaggio, lavorazione e spedizione, dato che le spugne sono organismi delicatissimi che mal sopportano anche brevissimi periodi di permanenza all’asciutto.
Analogo discorso può essere fatto per gli spirografi e per i bivalvi filtratori spontanei che possiamo trovare in buon numero solo sulle rocce di ottima qualità.
Fig. 8 - Roccia fresca non stabulata
Fig. 9 - Roccia stabulata
Prelievo e trattamento delle rocce vive prima della spedizione
Le rocce prelevate dall’oceano sono trasferite nei centri di smistamento e stoccaggio, dove subiscono un primo processo di selezione.
Vengono rimossi gli organismi morti più grandi e le rocce vengono sommariamente ripulite e suddivise per dimensioni; i piccoli frammenti vengono eliminati.
Fig. 10 - Le rocce appena scaricate dalle barche vengono selezionate e suddivise per dimensioni e forma
Dalla selezione si passa ad un periodo di stabulazione, che può essere effettuato per immersione in vasche colme d’acqua in cui viene fatta continuamente circolare acqua fresca prelevata dal mare (normalmente le farm sorgono adiacenti alla costa con accesso diretto all’oceano), oppure in vasche dove le rocce vengono irrorate a pioggia con un flusso forzato.
Fig. 11 - Vasche di stabulazione in acqua di mare ricircolata dove le rocce rimangono immerse
Fig. 12 - Vasche di stabulazione a pioggia dove le rocce sono accatastate e irrorate dall’alto
I due trattamenti differiscono notevolmente, il primo è inteso a salvaguardare la naturale fauna bentonica di piccole e medie dimensioni, ovvero la biodiversità originale nella sua interezza, mentre il secondo privilegia la “pulizia” delle rocce, ovvero la rimozione di fanghiglia, organismi morti o morenti, fauna bentonica di maggiori dimensioni.
Le rocce mantenute in acqua corrente conservano una maggiore quantità di sostanze organiche, che in acquario poi si trasformeranno in composti inquinanti a base di azoto e fosforo, di contro offriranno un maggiore apporto di forme di vita di tutte le dimensioni.
Le rocce stabulate a pioggia saranno al contrario più “pulite” e “di pronto utilizzo”, ma a scapito della ricchezza di forme di vita per quantità e qualità.
Dopo un periodo di stabulazione che può durare dalle due alle sei settimane, le rocce vengono imballate in box termoisolanti e spedite per via aerea.
Solitamente dal momento dell’imballaggio a quello in cui vengono nuovamente collocate in acqua passano 48/72 ore, quindi purtroppo molte altre creature verranno perse durante il trasporto.
Una volta arrivate all’aeroporto di destino, alcune rocce fortunate finiranno direttamente negli acquari definitivi, altre passeranno un periodo di ulteriore stabulazione nelle vasche dei negozianti, altre finiranno nelle vasche dei grossisti.
Fig. 13 - Vasche di stoccaggio rocce in un ingrosso, spesso collegate a potenti schiumatoi
L’acquirente deve tener ben presente che ad ogni passaggio le rocce perdono carico organico e biodiversità, mentre solitamente ne aumenta il prezzo unitario a causa dei costi di stoccaggio.
Come trattare le rocce prima dell’inserimento in acquario
Una volta acquistate e portate a domicilio le rocce, è opportuno esaminarle con cura ed eseguire alcune semplici operazioni prima di introdurle in acquario, vediamo come fare.
Prima di aprire i box è utile predisporre un piano di lavoro resistente allo sporco ed agli urti, quindi non utilizzate il costosissimo piano di lavoro in Kerlite della cucina di vostra moglie!
Una tavola di legno o meglio ancora una bacinella ampia e bassa in plastica sono perfette… la bacinella aiuta a recuperare eventuali organismi utili che dovessero staccarsi durante la pulizia.
Serve poi un contenitore riempito di acqua salata e ossigenata per almeno 24 ore, meglio ancora se è acqua matura presa dalla vasca che si va ad allestire.
Fig. 14 - Attrezzi utilizzati per la pulizia rocce prima di immetterle in acquario
Aperto il box, si estraggono le rocce una ad una, le si esamina con cura sotto la luce, eliminando i cadaveri di spugne, alghe superiori e altri organismi visibili ad occhio nudo con uno spazzolino, un cacciavite e/o una pinzetta. Spesso si rinvengono cicale, granchi pelosi o altri organismi indesiderati che vanno eliminati.
Dopo la pulizia, si immerge ogni roccia nel contenitore con l’acqua e la si scuote vigorosamente per far staccare frammenti minuti, particolato ed eventuale fanghiglia.
Se necessario si dà un’ulteriore, energica spazzolata e un ultimo risciacquo.
A questo punto le rocce sono pronte per essere inserite in acquario.
In caso di vasche grandi o molto grandi, alcuni acquariofili preferiscono allestire in proprio dei contenitori di stabulazione/quarantena per verificare la qualità del materiale e per evitare di inserire in acquario organismi indesiderati.
Allestirne una è piuttosto semplice, bastano un contenitore capiente, una pompa per il movimento e uno schiumatoio per rimuovere l’organico in eccesso.
Fig. 15 - Vasca di stabulazione e quarantena casalinga
Sono meglio le rocce fresche o le rocce spurgate?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda, poiché esistono diversi modi per impostare un acquario che dipendono dalla tecnica utilizzata, dal metodo di conduzione scelto, dal tipo di creature che intendiamo allevare e dai risultati che vogliamo ottenere.
Se si intende realizzare un acquario high-tech per ospitare coralli SPS esigenti, si preferiranno rocce più “pulite” e spurgate in modo accurato, mentre se si vuole realizzare un acquario che punti più sull’aspetto biologico (fondo in sabbia, maggiore varietà di invertebrati sessili, tanti pesci e crostacei) saranno da preferire rocce fresche e ricche di vita.
Fra questi due estremi c’è una galassia di situazioni intermedie, c’è quindi un ventaglio estremamente ampio di opzioni possibili.
Bisogna tenere ben presente che le rocce stabulate più a lungo necessitano di un tempo di maturazione in vasca di molto inferiore, poiché in pochissime settimane (se non addirittura giorni) si riescono ad ottenere valori consoni al mantenimento dei coralli.
Le rocce fresche invece rilasciano notevoli quantità di composti organici derivanti dalla decomposizione dei molti organismi morti che non riusciamo a rimuovere, quindi si deve pazientare da diverse settimane fino ad alcuni mesi prima di poter inserire pesci e coralli in vasca.
Personalmente, quando posso, scelgo rocce appena arrivate dal reef, incrostate di ogni genere di creature e che emanano un potente “profumo di mare” quando si apre il box.
Ndr. Se invece del “profumo di mare” avvertite “tanfo di fogna”, le rocce lasciatele in negozio!
Il periodo di attesa dall’inserimento delle rocce fino alla maturazione dell’acquario è per me di estremo interesse, poiché ogni volta mi stupisco del miracolo della vita che sboccia in molteplici forme e colori e come, nonostante gli innumerevoli maltrattamenti subiti dal prelievo su un reef tropicale fino alla collocazione definitiva, le insostituibili rocce vive riescano a trasformare un’asettica scatola di vetro in un acquario traboccante di vita.
Fig. 16 - Acquario appena allestito con rocce vive di ottima qualità – metodo berlinese